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LICEO EUROPEO

Secondary school students awarded at Archivissima 2025

The current four-year and five-year second years of Liceo Europeo Vittoria are among the winners of the national competition 'Archivissima 2025 - The school adopts an archive'.

Their story, 'The Luminous Archivist', inspired by the materials of the Colonnetti Foundation in Turin and the Amico Libro Association, was among the most voted online and selected for publication on the official website and in a volume collecting the 17 award-winning stories.

After the proclamation at the Palazzo Ducale in Genoa on 4 October, a representation of the two classes was also awarded at the Gallerie d'Italia in Turin, during the launch of the new edition of the Festival degli Archivi.

To enhance the achievement, the school will offer the winning students participation in the Genoa Science Festival: on 29 October, they will take part in three STEM workshops, together with the three-year classes. 

Below is the story written by our students. 

 

L'ARCHIVISTA LUMINOSO

Classi prime, Liceo linguistico Europeo VITTORIA - Torino a.s. 2024/25

Abstract

Uno studente di prima liceo linguistico, dopo aver visitato il Museo Egizio e aver imparato a "tradurre" i geroglifici si appassiona al mistero delle piramidi e si reca presso la Fondazione Colonnetti per cercare un libro che ne sveli i segreti. Viene aiutato nella ricerca da un magico animaletto, il Lampay descritto da Stefano Benni e capisce quali devono essere le doti e le competenze dell'archivista

Era un lunedì mattina quando mi svegliai, molto prima del solito.

Non avevo chiuso le persiane e i primi raggi di sole, che occhieggiavano da dietro la collina di Superga, entravano nella mia camera da letto illuminando tutta la stanza.

Un ottimo auspicio per quello che avevo in mente di fare da giorni.

Quella mattina, così come ormai da molte mattine, il mio pensiero era uno e uno soltanto: “Com’erano state davvero costruite le piramidi?” Un interrogativo che mi ponevo ossessivamente dopo due recenti visite scolastiche con la mia classe: Museo Egizio e Fondazione Colonnetti, due luoghi “magici” che mi avevano molto colpito.

Quella mattina, durante la colazione chiesi a mia madre se potevo saltare la giornata di scuola perché... “Perché non mi sento molto bene,” le dissi. La mamma mi rassicurò: “Non preoccuparti, rimani a letto, riposati, domani è un altro giorno”.....
Già, domani è un altro giorno pensai, ma oggi ha il sapore di un giorno molto particolare.
Subito tornai in camera, ma, invece di infilarmi di nuovo sotto le lenzuola, mi preparai uno zainetto con il mio quaderno di appunti sui geroglifici e rispettiva traduzione, frutto della recente visita al museo Egizio con la mia classe guidata dal prof. di Storia dell’Arte, alcuni fogli bianchi e delle penne, il minimo dell’occorrente necessario per fare la mia ricerca, anche se sapevo benissimo che tutto quello che mi sarei portato da casa non sarebbe stato sufficiente per scoprire un mistero di quella portata: “Come erano state costruite le piramidi? Sapevamo davvero tutto? Avrei forse scoperto qualcosa che avrebbe cambiato la conoscenza di queste meravigliose ed arcane costruzioni?”.

I miei genitori erano appena usciti per andare al lavoro che già stavo correndo verso la fermata del pullman in piazza Vittorio Veneto, per saltare al volo sul tram numero 16. Salii così affannato che quasi non mi accorsi della presenza della professoressa di Matematica, rischiando di farmi scoprire se non avessi avuto la prontezza di nascondere il viso con il cappuccio della felpa.
Quel tragitto da casa a largo Re Umberto durò un’eternità, mentre un’adrenalina a mille mi accompagnava fino a destinazione.

Ed eccomi finalmente davanti al citofono della Biblioteca e Archivio della Fondazione Colonnetti di Torino: 15.000 tra libri e periodici per ragazzi (narrativa, poesia, musica, teatro, saggistica, scolastica) editi da inizio Ottocento a metà Novecento, in diverse lingue. Il luogo ideale per una fruttuosa ricerca!

Prima delusione di una mattinata che era iniziata così bene: nessuna risposta al citofono......Forse da dentro non mi sentivano, forse il citofono non funzionava, forse non era orario di apertura, forse erano usciti per una pausa, una colazione...

Io però non riuscivo ad aspettare. La causa era nobile ed io mi feci forza di questo pensiero, mentre, invitato da una finestra socchiusa, compivo furtivamente un’altra trasgressione ...... ed eccomi dentro l’archivio della Fondazione Colonnetti, nella bellissima biblioteca che ospita migliaia di fantastici libri illustrati per l’infanzia.

Con il batticuore posai il mio zaino sul grande tavolo centrale, pronto ad iniziare la mia sudata caccia alle “carte” sull’antico Egitto.
Passarono diverse ore, fortunatamente non arrivò nessuno ma sfortunatamente non trovai niente di davvero utile alla mia ricerca.
Cominciavo a pensare che la mia avventura fosse stata solo un’inutile perdita di tempo e che i rischi che mi ero preso... la bugia “bianca” ai miei genitori, l’ingresso poco ortodosso in Biblioteca... ecco, tutto questo fosse stato inutile.
Rassegnato e deluso, quando già stavo per decidermi a uscire dalla finestra da cui ero entrato, una piccola, simpatica ma mostruosa creatura, che si stava arrampicando sugli scaffali della libreria, catturò la mia attenzione: un animaletto insolito, alto poco meno di una borraccia, con il pelo ispido, le unghie lunghe e affilate e due enormi occhi luminosissimi. Il simpatico mostriciattolo, illuminando con due fasci di luce qualcosa di seminascosto dietro all’ultimo scaffale in basso, mi stava senza dubbio mostrando qualcosa di importante: un libro impolverato, con le pagine così ingiallite che al tatto pareva di toccare fogli di papiro e una copertina dove il titolo sovraimpresso era un ge... ro... gli... “E’ UN GEROGLIFICO!” urlai.
La scoperta mi entusiasmò così tanto che subito mi convinsi che in quel libro avrei trovato una risposta a tutte le mie domande. Afferrai i miei appunti della visita al Museo Egizio, dove avevo segnato la traduzione di alcuni geroglifici e cominciai a cercare di “tradurre”, ma la delusione fu grande: non era per nulla facile raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato, necessitavo dell’aiuto di qualcuno molto più esperto di me nel decifrare i geroglifici.

La decisione fu immediata, come l’ennesima trasgressione: infilare il libro nel mio zaino per poi farlo tradurre da un esperto vero, lasciare un biglietto sul tavolone della sala, con scritto il mio nome e cognome, titolo del libro e un messaggio: “Preso in prestito per una nobile causa, domani lo riporto”.

Ma, appena infilato il libro nello zaino, quella cosetta simpaticamente strana, dai grandi occhi luminescenti mi saltò sulla schiena e si riprese il libro. Con un movimento rapidissimo riuscii ad afferrare lo strano animaletto e a deporlo sul pavimento, dove i geroglifici del libro, illuminati dalla luce splendente dei suoi grandi occhi, si trasformavano in parole, che freneticamente iniziai a trascrivere nel mio prezioso quaderno.

Tutto fu più facile del giorno prima, e tutto avrebbe raggiunto la perfezione se solo fossi riuscito ad incontrare il mio “amico speciale”, quell’ispido simpatico archivista luminoso, che il giorno prima aveva contribuito a realizzare il mio sogno. Chiesi alla gentilissima archivista che mi aveva accolto se conoscesse quella piccola creatura ma mi lanciò uno sguardo stupefatto e incredulo, forse pensando a uno scherzo.

Andai un’ultima volta a controllare nella sala dei meravigliosi libri illustrati di fiabe per bambini, ma non trovai nulla. Nulla di nulla.

Sfogliando quelle pagine delicate, mi ritrovai sotto gli occhi il segreto che volevo tanto scoprire. Per costruire le piramidi gli Egizi avevano utilizzato capacità progettuali e architettoniche inimmaginabili per la loro epoca: ponti e leve per posizionare perfettamente i blocchi di pietra uno sopra l’altro, rampe a spirale fatte di mattoni, su cui gli operai, con la sola forza delle braccia e le funi, trascinavano i blocchi. Alla piramide di Cheope, unica delle 7 meraviglie del mondo antico a essere sopravvissuta fino ai giorni nostri, avevano lavorato ben 100 mila uomini. Ma questi cosiddetti segreti delle piramidi sono già stati svelati dai libri di storia antica.

Il segreto che era stato svelato a me, con l’aiuto del magico animaletto era un altro: Il valore della ricerca, del desiderio di conoscere, dell’impegno per trovare delle risposte, della determinazione, della volontà. Rendendomi conto che avevo appena capito il vero segreto delle piramidi, ero talmente emozionato che cominciai a piangere dalla commozione. Rimisi il libro nello scaffale, strappai il biglietto del “prestito” e mi voltai per ringraziare il luminoso animaletto ma era già scomparso. Volevo cercarlo ma si faceva tardi, il pensiero di mia madre che da lì a poco sarebbe tornata dal lavoro prese il sopravvento. Ora contava una sola cosa: rifare a ritroso il tragitto, il più velocemente possibile. Non senza uscire dalla finestra, lasciandola, come l’avevo trovata socchiusa. Al mio rientro a casa erano già passate le 14:30.
Avevo fame ma un’altra “fame” mi rendeva impaziente: riordinare gli appunti dove avevo trascritto tutti i geroglifici trasformati in parole.
Il giorno dopo pubblicai sul mio profilo Social la mia scoperta, e lo feci forse un po’ avventatamente senza pensare a possibili conseguenze. Se me l’avessero rubata? plagiata, corrotta, modificata, venduta, svenduta? Se mi avessero accusato di comportamento scorretto e tentativo di appropriazione indebita? Se fosse accaduto tutto questo?

E invece no, dopo poche ore mi contattò il direttore del Museo Egizio e tanti altri studiosi del mondo dell’antico Egitto. Ero felicissimo, sentivo di aver capito qualcosa di davvero importante e che a tutto ciò avevano contribuito la determinazione, la curiosità, la passione per la ricerca e per i libri, la visita all’archivio Colonnetti e al Museo Egizio e ....”l’Archivista luminoso”. Ma dove diavolo era finito il magico animaletto? Non potevo essere così soddisfatto senza ringraziare colui che mi aveva dato il suo preziosissimo aiuto.

Il giorno dopo mi recai nuovamente alla biblioteca Colonnetti, questa volta, però, dopo essere andato regolarmente a scuola, e essere regolarmente entrato dalla porta.

Un ultimo sguardo e il mio occhio cadde su una copertina luminescente su cui spiccava un titolo: “Cari mostri”. All’interno del libro: “Il Lampay” di Stefano Benni, un “racconto fantastico” che avevamo letto e commentato in classe durante le lezioni di Italiano.
Pagina dopo pagina la verità venne a galla: dalla rilettura di quel racconto di Benni, compresi che l’animaletto magico che avevo incontrato era il mitico Lampay, la creatura dai “grandi occhi luminescenti” che ti aiuta nel momento del bisogno, e quando smette di aiutarti... sparisce.

(“Mi venne da pensare che tra tutte le sorti di noi creature forse quella del Lampay è una delle più belle, lo penso ancora. Forse anche voi un giorno lo incontrerete.” [S. Benni, Cari Mostri])